“Un frutto che par zaferano, ma non è…”

“UN FRUTTO CHE PAR ZAFERANO, MA NON È…”

La ‪Curcuma è una pianta rizomatosa perenne, che ha origine dall’Asia Meridionale, appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae (Zenzero).
Le sue foglie sono ovali ed allungate, i fiori formano delle spighe.
La radice è di colore giallo-ocra per la presenza di curcumina (il suo componente attivo) ed è la parte, insieme al rizoma, di interesse alimentare ed officinale.
Oltre che pura nelle sue diverse varietà, costituisce il 20-30% del Curry.
Il suo utilizzo risale a più di duemila anni fa, In India. Già nella medicina Ayurvedica questa spezia veniva utilizzata nel trattamento di febbri, psoriasi, artriti, ferite, traumi ed altre patologie.
In Europa, i primi cenni riguardanti i suoi usi compaiono già dal Medioevo. Tra gli altri, nel XIII secolo, Marco Polo, nel suo “Milione”, già descriveva “un frutto che par zaferano, ma non è, ma vale ben altretanto a operare”.

Ma vediamo, da un punto di vista delle applicazioni cliniche, quali sono le proprietà di questa “spezia”, in particolare della varietà più nota, la Curcuma Longa.
Alfred Vogel, pioniere della naturopatia, riuscì ad isolare la curcumina nel 1815 ma solo nel 1937 comparve un primo studio degli effetti di questa sostanza sull’uomo. Bisogna attendere il 1949 per avere una documentazione sui suoi effetti antibatterici e il 1972 per la sua capacità ipoglicemizzante – di diminuire i livelli di zucchero nel sangue – nell’essere umano.

La curcumina è stata fonte di particolare interesse per la prevenzione e/o per il trattamento di varie patologie quali artriti, allergie, tumori di pancreas e colon, mieloma multiplo e diverse malattie infiammatorie.
Studi recenti, eseguiti in vitro ed in vivo, hanno dimostrato che la curcumina ha proprietà anticancro, antivirali, antiartritiche, antiossidanti ed anti-infiammatorie. Il meccanismo alla base di questi diversi effetti risiederebbe nella sua capacità di regolare vari bersagli molecolari come i fattori di trascrizione (nuclear factor-κB), i fattori di crescita (VEGF – il fattore di crescita delle cellule endoteliali dei vasi sanguigni), le citokine infiammatorie (TNF – tumor necrosis factor, IL-1 e IL-6) ed altri enzimi (Cicloossigenasi 2 e 5 lipossigenasi).
In particolare, interviene in un fenomeno chiamato neoangiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni da vasi preesistenti), considerata una tappa fondamentale nella crescita di tumori e nello sviluppo di metastasi. La curcumina può inibire la neoangiogenesi e regolare negativamente la produzione di vari fattori di crescita pro-angiogenetici come il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) ed il fattore di crescita dei fibroblasti (FGF).
Sempre rimanendo in ambito di tumori, sembra favorire un altro fenomeno chiamato apoptosi, cioè la naturale “morte cellulare programmata” in seguito a un certo grado di danno cellulare. Tuttavia, una deregolazione di questo fondamentale meccanismo può portare all’insorgenza di tumori (in quanto le cellule “danneggiate” non si “suicidano” più, bensì si riproducono in maniera incontrollata). Da diversi studi è emerso che la curcumina può indurre apoptosi in alcuni tipi di cellule cancerose umane e può inibire l’insorgenza e la progressione di tumori negli animali.
Inoltre, durante stati infiammatori gravi o dopo una grave lesione, vengono prodotti numerose citokine pro-infiammatorie come il TNF, IL-1ß, IL-6 che ricoprono un ruolo importante nello sviluppo e nel sostegno di uno stato infiammatorio locale e/o generalizzato che potrebbe provocare danni ancora più gravi. Il controllo di questa riposta infiammatoria può essere modulato dalla curcumina per le sue proprietà antiinfiammatorie (regolazione della trascrizione di alcuni geni che presiedono la regolazione dell’infiammazione come il NF-κB).


Sempre grazie ad effetti antiossidanti ed antiinfiammatori sono stati evidenziati effetti neuroprotettivi della curcumina in pazienti con demenza di tipo Alzheimer.
Per quanto riguarda le patologie osteoarticolari, una formulazione contente curcuma e boswellia serrata (o incenso indiano), denominata “CB formulation”, è stata sperimentata su 54 soggetti affetti da osteoartrite ed i suoi effetti sono stati comparati con quelli del Celecoxib, un FANS appartenente alla classe degli inibitori delle COX-2, dimostrando che il trattamento con curcuma è stato ben tollerato, non ha prodotto alcun effetto avverso (monitorando tra gli altri i parametri vitali ed i test di funzionalità epatica e renale) e non è stata trovata alcuna tossicità relata alla dose. La somministrazione di 500mg due volte al giorno di “CB formulation” si è dimostrata più efficace della somministrazione di 100mg due volte al giorno di Celecoxib.
La curcuma è efficace anche nel trattamento dell’ulcera gastrica, sostenuta da Helicobacter pylori, da assunzione di FANS, da agenti esogeni.
Lo stress ossidativo ed infiammatorio alla base di malattie malattie croniche come diabete, ipertensione, etc potrebbe essere prevenuto grazie all’utilizzo della curcumina, per le sue proprietà, appunto antiossidanti ed antiinfiammatorie.
Infine sono allo studio gli effetti degli estratti di una particolare varietà di curcuma tailandese (Curcuma Comosa) nei confronti di malattie della pelle (melanoma nei topi), come inibitori della produzione di melanina.
Anche ad alte dosi di curcuma, non sono stati riscontrati gravi problemi per l’uomo o per gli animali. Gli unici effetti collaterali riportati dalla letteratura si verificano a livello gastrointestinale e sono di lieve entità (comunque parliamo sempre di dosi molto elevate – 8 grammi per tre mesi).
Unico problema: la sua bassa biodisponibilità (la quantità di farmaco che raggiunge la circolazione sanguigna è inferiore rispetto al totale del farmaco somministrato).

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