ANNO NUOVO, MI RINNOVO!
Per molti, ogni anno nuovo, si ripresentano puntualmente gli stessi propositi: mi metto a dieta (anzi, mi ri-metto a dieta), rientrerò entro tre mesi in quell’abito che mi attende fremente nell’armadio, riprenderò a correre ogni mattina da do…podomani. La prima settimana dell’anno più che recare con sé buone intenzioni, induce opprimenti sensi di colpa per aver indugiato a tavola durante le vacanze natalizie piuttosto che essersi astenuti asceticamente da ogni tentazione. Questo complesso fenomeno deriva anche da una visione simbolica del cibo quale premio/punizione legata strettamente a una serie di sentimenti contraddittori, antitetici quanto tenaci: impotenza/forza, tenacia/debolezza, benessere/malessere… così mangiare una fetta di panettone ci può rendere colpevoli o ribelli, implacabili sentenze emesse da noi stessi… come se la vigilia di Natale fosse stata l’occasione propizia per dimostrare la propria forza di volontà e di autocontrollo.
In questo modo, possiamo essere ben più pesanti di un cenone di Capodanno perché abbiamo dimenticato il valore effettivo (e banale) del cibo: un nutriente. Possibilmente sano. Ed è proprio qui il punto di ancoraggio: scegliere di mangiare sano. Con questo non intendo solo alimentarsi con prodotti di qualità: naturali, a chilometro zero, di stagione, freschi, non raffinati o manipolati. Non ci nutre infatti una bibita analcolica i cui ingredienti spaziano dal colorante all’edulcorante. “Sano” significa però anche riappropriarsi di una dimensione positiva ed equilibrata che lasci andare al largo ossessioni, deliri di onnipotenza, paure e angosce. Una dimensione armoniosa che ci “nutra” davvero. Quanta differenza corre dall’acquistare dei dolci confezionati e mangiarli buttati sul divano davanti alla tv da una teglia di biscotti appena sfornata che profumi la casa e magari condividerla con chi amiamo seduti a chiacchierare? E’ questo che rendeva speciali le feste da bambini. L’occasionalità, la gioia di quella sera particolare, la convivialità. Quanta noiosa e senza senso diventava quella fetta di panettone riproposta a colazione per le successive settimane di gennaio, quando si era oramai disfatto l’albero e tornati a scuola! Convivere con l’idea che sarà l’ultima occasione per mangiare un determinato cibo, rinforzerà in noi la motivazione ad assumerlo in maniera compulsivo. Il cibo diventa pericoloso quando lo si considera tale: diventa attraente, assume significati sproporzionati, ci induce a comportamenti incoerenti. Oscar Wilde diceva che poteva resistere a tutto, tranne che alle tentazioni…
Denudare il re significa riderne. Restituire una dimensione più serena alla nostra alimentazione significa allora gestirla, riscoprire e godersi i sapori, liberarsi dai sensi di colpa.
Per quanto riguarda quel corso di nuoto al quale tanto ci piacerebbe andare ma che ogni volta rimandiamo, un consiglio: coinvolgiamo un amico. Sarà più facile portare a termine questo proposito perché, avendolo condiviso, l’avremo reso più divertente e godibile. Quali armi migliori per vincere la pigrizia?
Bibliografia
Roeline G. Kuijer, Jessica A. Boyce (2013). “Chocolate cake. Guilt or celebration? Associations with healthy eating attitudes, perceived behavioural control, intentions and weight-loss”. Appetite, 74C:48-54.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24275670
Jessie C. de Witt Hubertsa, Catharine Eversa & Denise T.D. de Riddera (2012). “Double trouble: restrained eaters do not eat less and feel worse”. Psychology and Health, 1-15
http://www.tandfonline.com/…/…/10.1080/08870446.2012.751106…