Il triste primato di un bambino di sette anni

Il triste primato di un bambino di sette anni

Nel 2009, il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro, individuò nell’obesità e nella vita sedentaria i fattori che predispongono al tumore.
Quel che non era ancora stato paventato (ma temuto) e che il cancro – per queste medesime ragioni – potesse insorgere nei bambini. E’ pubblicata oggi, in un lungo articolo sulla Repubblica, la storia di Matteo, un bambino di 7 anni, operato per un cancro al fegato e ora in chemioterapia. Matteo è il primo bambino al mondo al quale è stato diagnosticato un cancro a causa dell’obesità che lo affligge. Ipotesi sviluppata in uno studio del dottor Valerio Nobili, da ieri mattina stampato sulla rivista americana “International journal Pediatric obesity”.
Un’alimentazione e uno stile di vita scorretti hanno condotto Matteo a scontrarsi non solo con una minaccia evidente, ma con una realtà estremamente traumatica. Tanto più destabilizzante a una età qual è la sua.


“Matteo è un bambino campano senza altri disturbi: va a scuola, gioca, ha molti amici e guarda il calcio.
Al primo ospedale campano Matteo era arrivato – un anno fa – perché accusava un persistente mal di pancia: l’ecografia aveva mostrato un fegato preoccupante insidiato all’interno da diverse palle. Il trasferimento alla chirurgia del Bambino Gesù di Roma è stato immediato: lesione epatica, la prima sentenza. Poi la biopsia e la certificazione del tumore.”

Ma cos’è il fegato grasso?
La Steatosi epatica – detta anche fegato grasso – è dovuta ad un accumulo di grasso negli epatociti (le cellule del fegato). Insorge per svariati motivi: l’uso eccessivo di alcool, l’ aumento eccessivo di peso, a causa di malattie metaboliche (come il diabete mellito), quando si conduce una dieta povera di nutrienti o secondariamente ad alcune malattie (la tubercolosi, ad esempio), ad un’operazione chirurgica di by-pass intestinale per l’obesità, all’uso di farmaci quali gli anti-estrogeni (es. tamoxifene) o i corticosteroidi.
Nel caso di Matteo, si parla di una Steatosi epatica Non-alcolica o NAFLD correlata al suo stato di #obesità che ha condotto al cancro. La notizia allarmante è infatti che una “diagnosi del percorso diretto da fegato grasso a fegato tumorale, senza i passaggi intermedi della fibrosi e della cirrosi (che possono far maturare quel tipo di cancro anche in 50 anni), è arrivata escludendo altre patologie. Matteo non aveva malattie correlate alla sua obesità. Aveva solo i trigliceridi alti, e un tumore”.


Una precisazione: nell’articolo si incriminano “carboidrati, zuccheri e grassi”. Tuttavia, i carboidrati sono essenziali per la nostra esistenza. Così come gli zuccheri (che sono carboidrati). Per quanto riguarda i grassi, dipende da cosa si intenda con questo termine: anche questi ultimi non possono mancare nella nostra alimentazione. La chiave di comprensione è contenuta nel periodo successivo: “Snack, bevande gassate dolci, pasti fuori orario”. Gli snack sono un concentrato di zuccheri semplici e raffinati, immediatamente disponibili in termini di energia che non apportano nulla come nutrienti ma che nel lungo termine possono produrre vari squilibri dal punto di vista metabolico. Medesimo discorso vale per le bevande analcoliche e dolci. Di più, gli snack contengono acidi grassi saturi, altro killer per il nostro organismo. Non mi soffermo poi sugli altri ingredienti evidenti in etichetta su qualunque snack in vendita nei supermercati: additivi, coloranti, esaltatori di sapidità. Nè su considerazioni sulla qualità degli elementi che vanno a comporli.
Non sarà uno snack a decidere la sorte di un bambino o di un adulto, quel che è però significativo sarà un effetto di accumulo di cui noi non ci rendiamo conto nell’immediato, mentre il nostro corpo sì.
Quindi, evitiamo di introdurre quotidianamente questi prodotti e decidiamo responsabilmente di non renderli un “premio” per i nostri bambini.

Fonte: La Repubblica, 6/XII/2013, articolo di Corrado Zunino

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